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Scartabellando tra le varie piattaforme streaming, su Tim Vision ha attirato la mia attenzione una serie: si tratta di The Cry. La cosa che mi ha spinto maggiormente è stata vedere all’opera Jenna Coleman in un contesto diverso dal suo ruolo nella serie Victoria, che adoro, con al suo fianco l’altro protagonista della serie: Ewen Leslie nel ruolo del compagno. Il progetto è tratto dall’omonimo romanzo di Helen Fitzgerald.

Ma andiamo con ordine. The Cry porta in scena un dramma inaudito, una famiglia che durante il viaggio in Australia viene distrutta per la scomparsa di Noah, bambino di 3 mesi, e in questi 4 episodi vediamo l’evolversi della vicenda. Vediamo all’inizio Joanna (Jenna Coleman) raccontare la sua vicenda alla psicologa del tribunale, della scomparsa del bambino e di come il suo fidanzato Alistair l’abbia convinta ad andare in Australia col bambino per trovare un accordo con la sua ex moglie per l’affidamento della sua prima figlia, Chloe. Joanna accetta, ma sin da subito ci viene mostrato come la maternità non la stia viviendo nel migliore dei modi, non semplice da gestire.

La narrazione presenta salti temporali svelano pian piano la verità, che non è proprio quello che sembra inizialmente, facendo emergere con prepotenza le emozioni dei personaggi e situazioni che in fondo abbiamo sentito fin troppo spesso alla tv, basti pensare al caso della piccola Madeline McCann.

Lo show viene suddiviso in un modo molto lineare e classico: la struttura degli episodi risulta un Pò scontata dove i primi due episodi sono introduttivi, (a mio avviso un po’ monotoni e lenti) e poi, un plot twist ci fa cambiare le carte in tavola, con due episodi conclusivi che catalizzato l’attenzione.

Jenna Coleman e le due Joanna

Un plauso va dato sicuramente all’attrice, che nel corso dei 4 episodi ha raccontato con grande espressività e spessore psicologico trasmette tutte le emozioni e le sfumature di Joanna, dalla tranquillità alla disperazione, dalla difficoltà legittima di gestire un bimbo piccolo alla paura assoluta di non essere stata una buona madre. La Coleman catalizza l’attenzione su di sé in ogni aspetto, rendendo questo show di grande impatto, a maggior ragione quando con molta razionalità racconta la sua versione dei fatti.
Si riscopre una donna facilmente manipolabile dal compagno, succube di una personalità egocentrica che mentre la schiaccia la illude di salvarla, quando invece vuole solo annullarla. Ewen Leslie che ha saputo esprimere l’indole carismatica di Alistair, con una Coleman/Joanna quasi incapace di rispondere con un rifiuto a qualsiasi richiesta, risultando la preda perfetta per il compagno dalle doti persuasive e tossiche. Tutto questo finché capisce che il fidanzato l’ha manipolata talmente bene da far ricadere tutte le colpe su di lei, colpe che non ha.

Il dualismo nella serie

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Li entrano in scena i due volti e due Joanna, come dice lei stessa in una delle scene più belle. Ma cosa significa realmente? La possiamo considerare colpevole o innocente? Non possiamo giudicare, perché quello che lo show ci fa capire soprattutto è che la verità ha molte sfumature, c’è un confine davvero sottile tra ciò che si può ritenere giusto o sbagliato.

Tutto ritorna alla frase detta dalla protagonista: Due Joanna. Un dualismo che si ripete in tutti e 4 gli episodi, con ogni avvenimento o persona. Accanto alla componente psicologica affrontiamo due misteri: il mistero della scomparsa di Noah, e il mistero dietro il processo di Joanna. Non solo Joanna diventa due persone diverse, lo e anche il compagno Alistair : da una parte apparentemente amorevole e comprensivo, dall’altro vanaglorioso ed egocentrico, ai limiti della sociopatia , spregevole nelle sue azioni e per la maschera che indossa nascondendo il suo vero Io.

Questa dualità della serie è presente anche con l’attacco mediatico: da una parte una vera aggressione televisiva subita dalla coppia, dove i giornalisti sono piantonati fuori casa e li seguono ovunque. Dall’altra è la coppia stessa, con la manipolazione di Alistair, che ricerca il contatto con le telecamere per intensificare le ricerche di Noah e allo stesso tempo quasi un tentativo di giustificarsi con le persone, far vedere il proprio dolore, dimostrare che loro soffrono e la polizia non fa nulla. Scopriremo poi che tutto questo era frutto di una menzogna, in particolare lui tende a cavalcare la cresta dell’onda creatasi dalla disgrazia per nascondere la verità.

Altro dualismo da tenere in considerazione è il legame tra Joanna e Alexandra, la ex moglie di Alistair. Questo rapporto si rivela essere sincero e disinteressato, Alexandra prova giustamente rancore per l’amante del marito, ma le due donne sembrano connesse come se riconoscessero l’una nell’altra la sola persona in grado di capire.

Il risveglio di Joanna.

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Ad un certo punto vediamo finalmente Joanna prendere in mano la propria esistenza e risvegliarsi gradualmente ma con razionalità. Ed è questo forse l’aspetto più bello del personaggio e della Coleman: vediamo fino alla fine il dualismo del personaggio che passa dal suo annullamento come persona fino ad un crescendo di lucidità durante il processo, in cui è finalmente in sé, invincibile e che si dichiara non colpevole dell’omicidio di Alistair, fingendo di piangere la morte del compagno ma in verità celebrando il suo ritorno alla vita. Non raccontando la verità sul piccolo Noah si auto punisce, portando con sé questo terribile segreto, ma allo stesso tempo dimostra altruismo verso i familiari di Alistair, proteggendo l’immagine dl compagno ai loro occhi. Ecco che ancora vediamo i due lati del personaggio, con tante sfumature che rendono Joanna molto complessa ma vera.

Una vera chicca sono le sedute della psicologa che segue Joanna, dove spiega con lucidità tutta la sua storia ed e in queste sedute che si fa riferimento al “Triangolo di Karpman”, ossia i tre ruoli di “Salvatore / Vittima / Persecutore” che vengono incarnati dai tre protagonisti di una qualsiasi storia drammatica.

The Cry è un piccolo gioiello con protagonista un’intensa Jenna Coleman in un thriller psicologico dove la verità ha due volti. Sicuramente una miniserie che consiglio, un piccolo capolavoro che ci da molti spunti su cui riflettere, che ci dimostra che in tutte le storia non ce una verità assoluta e che tutti diventiamo allo stesso tempo vittime e carnefici. Chi di noi non ha mai mostrato due Joanna?