Epifania è un termine greco che significa “presenza divina”, protagonista sin dai tempi più antichi di ogni evento soprannaturale.

Nei ricordi di bambina e nei racconti dei nonni la notte che precede il sei gennaio, giorno dell’Epifania, è considerata una notte magica. Non è solo la conclusione delle festività natalizie, ma accadono cose meravigliose nell’immaginario di grandi e piccini.

La befana in Calabria

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In diverse zone della Calabria era viva la tradizione di una grande abbuffata alla vigilia della festa, mentre i calabro albanesi di Calabria era vietata la carne.

A Patronà nella presila catanzarese, ed in altri centri del circondario, veniva segnalata a sira e l’abbutti, la sera delle abbuffate, nella quale si dava doppia razione di cibo anche agli animali domestici. In diverse zone della regione era poi diffusa la tradizione di porre su un tavolo del pane e dell’acqua, che i bambini il giorno dopo dovevano rispettivamente mangiare e bere.
A Casabona, nel crotonese, sempre per la vigilia della suddetta festa, la tavola si lasciava apparecchiata, affinché sopraggiungesse a saziarsi il bambinello Gesù.

Una sera magica…
Proprio in Calabria, questa notte magica è fonte di molte credenze e tradizioni che ancora oggi si raccontano, dando vita ad una notte ricca di mistero.

LE ACQUE SI TRASFORMANO

Tra i fenomeni che sembrano verificarsi alla vigilia dell’Epifania, anche denominata “la notte dei miracoli”, sono le acque di fiumi e fontane che mutano in olio e vino: sicuramente tra questi eventi prodigiosi, tuttavia, secondo la cultura popolare, solo chi è completamente sincero è in grado di accorgersi del cambiamento.

GLI ANIMALI PARLANO

In Calabria, l’Epifania è un momento magico, si narra infatti che nella nostra terra, in questa fredda notte, gli animali possano parlare!

È convinzione che durante questa notte gli animali possano parlare e, in particolare, gli animali domestici diano giudizi sui loro padroni.

Secondo la tradizione popolare, ascoltare quello che gli animali hanno da dirsi è il preludio di nefasti scenari. Anche nel caso in cui i vostri fedeli amici a quattro zampe dovessero lamentarsi di voi, si preannuncia una sorte non propriamente fortunata! Ma non disperate, ad ogni problema la sua soluzione.
Per scongiurare questo tipo di incombenza, basterà dare da mangiare ai vostri animali 13 tipi diversi di cibo, (13 come le pietanze di buon augurio che i calabresi preparano a Natale). Per evitare che si lamentino e imprechino contro i proprietari bisogna farli mangiare bene e a sazietà dunque.

Inoltre, secondo la credenza ascoltare ciò che gli animali dicono può essere causa di sciagure, si rischierebbe anche di ascoltare profezie sulla propria morte.

Una leggenda calabrese molto nota racconta di un contadino poco prodigo con il foraggio, che nella notte dell’Epifania lasciò a digiuno i propri buoi e si nascose nella stalla per soddisfare la curiosità di sentire le bestie parlare. Il fatto si svolse a Rose, paese della provincia di Cosenza: a mezzanotte i buoi si misero effettivamente a parlare dicendo che il loro cattivo padrone il giorno dopo sarebbe stato “un uomo morto sopra e sotto il carro”. L’uomo non capì il significato di quelle parole e il giorno seguente, quando spronò e colpì le bestie affamate, queste si imbizzarrirono e fecero rivoltare il carro, schiacciandolo e uccidendolo. Venne poi portato al cimitero con lo stesso carro, e si compì dunque la profezia secondo cui sarebbe stato “un uomo morto sotto e sopra il carro”. Leggenda o mito che sia, in Calabria si racconta questa storia e si provvede a una doppia razione di cibo per gli animali di casa o da cortile!

La Befana vien di notte…

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana: viva, viva la Befana”. Si rifà al suo aspetto questa famosa befanata (filastrocca) recitata in suo onore e tramandata di generazione in generazione.

L’iconografia è fissa: una donna molto anziana, i capelli bianchi nascosti sotto un fazzoletto, vestita con un lungo gonnellone scuro ed ampio, uno scialle tutto rattoppato, un grembiule e un paio di ciabatte consunte. 

La notte tra il 5 e il 6 gennaio i riti pagani (prima greci e poi romani), erano rivolti al solstizio d’inverno, era il giorno in cui si concludevano ufficialmente le festività del dio Sole (iniziate il 25 dicembre) e si annunciava ufficialmente il passaggio dal vecchio al nuovo anno.

Durante i festeggiamenti si usava ardere una grande quercia senza farla mai spegnere, il carbone prodotto, simbolo di fertilità e buon augurio, era distribuito tra tutti i partecipanti.

Inoltre, la dea Diana, rappresentazione divina della donna forte e benefattrice, identificata con il culto della Luna, si pensava che in questa notte sorvolasse i campi per disseminare la sua benedizione… vi viene in mente qualcuno in particolare?

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