Provare a descrivere ogni luogo presente in Calabria è un’impresa ardua: c’è tanto di bello, tanta storia raccontata ed altrettanta inesplorata. Abbiamo tradizioni tramandate da generazioni e paesini sperduti con quelle viuzze che ti fanno innamorare.
La Calabria è una regione ricca di tradizioni enogastronomiche, grazie ai popoli che si sono alternati nel corso dei secoli su questo soleggiato e fertile lembo di terra. Quale miglior modo di esplorare e conoscere se non attraverso il cibo? Un tour sul litorale tirrenico della Calabria e nel territorio immediatamente a ridosso della costiera porta a delle vere scoperte paesaggistiche e gastronomiche.

La Zafarana di Tortora
Forse alcuni conosceranno i peperoni di Senise, altri quelli roggianesi in provicia di Cosenza. Ma ancora in pochi sanno dell’esistenza della Zafarana di Tortora, primo comune della Calabria nord occidentale, al confine con la Basilicata.
La zafarana sono quei peperoni Rossi e dolci, dalla tipica forma a corno di capra, che una volta secchi e cucinati sono molto croccanti.
Era considerato lo zafferano dei poveri, infatti il nome ci riporta ovviamente allo zafferano: deriva infatti dalla stessa radice araba di zafran, perché il colore rosso della zafarana in polvere ricorda proprio quello del crocus sativus.
Qui, per anni, raccontano i più giovani, le nonne hanno infornato ‘nzerte di zaferana quando facevano il pane, per poi ricavarne la polvere da utilizzare in cucina. Ciò che differenzia la Zafarana di Tortora è che, avendo una buccia leggermente più sottile, tende ad avere meno ristagni d’acqua e quindi a prestarsi di più all’essicazione.
La tradizione vuole che si inizi la produzione di zaferana a marzo, durante la settimana di San Giuseppe. In seguito, ad aprile, quando nascono le piantine, vengono messe in un semenziaio fino a giugno; poi vengono selezionate le migliori e messe a dimora nei campi tra giugno e luglio. La raccolta può iniziare ad agosto e finire anche a dicembre a seconda del tempo. Infine, una volta raccolti, vengono attorcigliati facendo un piccolo buco con un ago uno dietro l’altro nelle tipiche nzerte, ovvero quelle trecce di peperoni che si vedono appese nelle case, alle finestre, sui balconi.

Santa Maria del Cedro e il frutto sacro
Il nome dice tutto: un frutto speciale e sacro, nel vero senso della parola, per tanti. Non parliamo del rinomato bergamotto o della clementina, ma del cedro. Si, perché in Calabria, e in pochi in Italia lo sanno, cresce il cedro più pregiato al mondo, introdotto in questa terra all’epoca dei Bizantini e da allora mai più innestato. Un cedro, se vogliamo definirlo così, puro. Tanto che, ogni anno, rabbini da tutte le nazioni percorrono migliaia di chilometri per raggiungere la Calabria e raccogliere con le loro stesse mani il prezioso frutto. Cresce nella zona nota da secoli chiamata Riviera dei Cedri, nell’alto tirreno cosentino, tra i paesi di Cirella (frazione di Diamante), Santa Maria del Cedro e Scalea. Il cedro viene selezionato dai rabbini per celebrare la purificazione dell’anima durante la Pasqua ebraica.

Diamante, città del Peperoncino
Diamante è nota anche come ‘Città del Peperoncino’, perché qui ha sede l’omonima Accademia che ogni anno (a settembre), dal 1992, organizza il Festival del Peperoncino, rassegna culturale e gastronomica di carattere internazionale.
Viaggiando verso l’interno, invece, a circa 10 km a Nord di Diamante, nella frazione di Maierà si trova il Museo del Peperoncino, in omaggio al ‘Sovrano’ della cucina calabrese.
Essendo un vecchio borgo marinaro, molta della cucina tipica è a base di pesce, come le ‘alici chiini’ (alici ripiene), la frittura di ‘paranza‘ (misto di pesce di piccole dimensioni), la cernia alla diamantese (cotta al forno con aromi naturali: pomodoro, olive e capperi), le‘pitticelle’ di rosamarina (deliziose frittelle a base di bianchetto); larosamarina con il pepe (il cosiddetto caviale dei poveri) e le alici conservate sotto sale e peperoncino in recipienti di creta detti ‘cugnitti’. Con il cedro si preparano un ottimo liquore, il cedro candito e i ‘panicilli’ (acini di uvetta aromatizzata avvolti nelle foglie di cedro e poi infornati).

Belvedere Marittimo, la Città dell’Amore e del baccalà fritto
Il nostro viaggio prosegue a Sud, lungo il litorale. A circa 10 Km da Diamante si trova la località di Belvedere Marittimo. Belvedere Marittimo è detta anche Città dell’Amore.
La cucina è molto varia e trae origine dal paesaggio marittimo e collinare del suo territorio. Piatto tipico è la pasta condita con un sugo preparato con costine di maiale, salsiccia, cotenne e braciole (un tempo l’uccisione del maiale era un vero e proprio rito paesano), queste ultime cotte nel grasso di maiale e arricchite da un trito di grasso, pepe nero, aglio, prezzemolo e origano.
Sono però Il baccalà fritto con i peperoni e lo spezzatino di trippa, cuore fegato e polmoni i piatti tipici della festa di San Daniele, patrono della città. Non mancano i piatti a base di pesce, come la famosa raganella cucinata con mollica di pane raffermo, prezzemolo, pepe rosso e origano. Tra i dolci, i ‘cannaricioli’, fritti o al forno, preparati con farina, olio, vino, miele di fichi, scorza d’arancia e cannella e la ‘cicerata’, piramide di dolcetti fritti ricoperti di miele d’api.

Le Catolas di Guardia Piemontese
Le Catolas sono dei dolci tipici di Guardia Piemontese e fanno parte del menù di una ricorrenza molto particolare che si celebra nel borgo occitano calabrese il 19 marzo, l’ Envit de Sant Josèp. Si racconta della fondazione dell’invito a San Giuseppe a Guardia Piemontese, era il tempo dell’inquisizione e il Santo apparse in sogno a un guardiolo perseguitato. Oggi tutti ricordano quel sogno leggendario, così come l’incredibile promessa di San Giuseppe: liberare i guardioli dall’inquisitore in cambio di un pranzo.
Il pranzo rituale dell’invito a San Giuseppe a Guardia Piemontese si caratterizza dal consumo di un menù fatto di cibo vegetariano.
Tra i dolci tipici locali vengono serviti le pittole e cattole, le quinolille. E ancora fette di ricotta passate nell’uovo poi fritte e guarnite con zucchero e cannella, e poi frutta, torta e ovviamente caffè.

Fuscaldo e le alici
Un evento enogastronomico condito con musica e colori grazie a gruppi musicali, esibizionisti, fuochi d’artificio e artisti di strada: tutto questo è Alici in festival, dove ogni anno è lei a far da padrona, l’alice.
Le alici vengono cucinate nelle versioni più disparate, da segnalare in particolare il tagliolino con la mantecatura al tartufo e la pasta con alici e liquirizia.
Fonti: lacucinaitaliana.it | agrodolce.it | calabriaportal.com | aliciinfestival.it | fondazioneslowfood.com | freshplaza.it | viviamolacalabria.blogspot.com | tripadvisor.it |